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GEC #4 Lilli Gruber

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Author: Future Manager Research Center

In Italia è nota per essere una tra le giornaliste più rispettate e oserei dire temute della televisione, donna di innegabile eleganza, severa ed equilibrata che non ha timore a dire ciò che pensa. Lilli Gruber non è semplicemente un personaggio del piccolo schermo ma è anche molto altro: giornalista pluripremiata, ex europarlamentare, inviata e reporter in zone di guerra e oggi è anche un’impegnata scrittrice. Da sempre paladina dell’uguaglianza di genere e alleata delle donne, nonostante non abbia mai voluto definirsi una vera e propria “femminista”.

Lilli Gruber è nata a Bolzano il 19 aprile 1957, il suo nome di battesimo è Dietlinde, nome di orgine germanica e variante dello storico e regale nome “Teodolinda” il cui significato è “benevola verso il popolo”. Figlia dell’imprenditore Alfred Gruber, proprietario di un’industria di macchine edili. Dopo la separazione dei genitori è cresciuta a Egna (in provincia di Bolzano), coi due fratelli maggiori. Conclusi gli studi liceali, la giovane Lilli Gruber si è trasferita a Venezia per studiare lingue e letterature straniere (parla infatti italiano, tedesco, inglese e francese).

Conseguita la laurea tornò in Alto Adige-Sudtirolo: la passione per il giornalismo sbocciò proprio in questi anni, iniziò il praticantato presso l’emittente tv Telebolzano, allora l’unica televisione privata dell’Alto Adige. Scrisse per i quotidiani “L’Adige” e “Alto Adige“. Divenne giornalista professionista nel 1982. Dopo due anni di collaborazione con la Rai in lingua tedesca, nel 1984 venne assunta al Tg3 Regionale del Trentino-Alto Adige; in seguito verrà inserita nella redazione di politica estera.

L’exploit arrivò nel 1987 quando venne promossa alla conduzione del Telegiornale principale della rete, divenendo il volto serale del TG1, senza però trascurare la sua esperienza come inviata. Divenne così la prima donna in Italia a condurre un telegiornale in prima serata. Nel 1988 iniziò anche a lavorare come inviata di politica internazionale: è prima in Austria per seguire lo scandalo Waldheim e l’anno seguente in Germania dell’Est dove racconta il crollo del Muro di Berlino. In questi anni si occupò degli eventi più importanti di politica estera: dalla guerra del Golfo al crollo dell’Unione Sovietica, dal conflitto israelo-palestinese alla Conferenza di pace per il Medioriente, alla vittoria di Bill Clinton alle presidenziali americane del 1992 e seguì i viaggi di Papa Giovanni Paolo II nel 2000, in Terra Santa e in Siria.

La sua attività si svolse sia in Italia che all’estero dove, forte del suo plurilinguismo, condusse un talk-show mensile sull’Europa per la tv pubblica tedesca. Il piccolo stop della carriera giornalistica sopraggiunse nel 2004 quando venne eletta al Parlamento Europeo, esperienza finita sei mesi in anticipo per ritornare alla sua professione consueta passando a La7 dove dal 2008 è diventata la conduttrice di Otto e Mezzo.

Una vita dedicata al giornalismo, ma anche all’attività sindacale dove si è battuta per percorsi di carriera trasparenti, diritti dei precari e delle donne. È stato grazie alla sua pluridecennale esperienza nell’ambito del giornalismo e della politica estera e locale che Lilli Gruber sente la necessità di mettere nero su bianco quella che è la sua posizione riguardo al ruolo della donna nella nostra società.

Per molto tempo Lilli Gruber stessa ha voluto credere che a una donna bastassero le proprie capacità per eccellere, tuttavia si è dovuta ricredere. Ecco che il suo recente libro Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone (2019) è diventato emblema della lotta contro lo strapotere maschilista, un vero e proprio reportage della battaglia per il potere femminile. Gli ingredienti della “ricetta” di Lilli Gruber sono magistralmente e chiaramente espressi nero su bianco e non lasciano spazio a fraintendimenti.

Un libro che diventa un messaggio motivazionale di una portata potenzialmente gigantesca: donne non abbiate paura di dire basta! Urlate “basta” agli uomini che non vi scelgono come direttrici di giornali, che non vi invitano in prima fila ai tavoli dei convegni, che non si rivolgono direttamente a voi per chiedervi l’ordinazione al ristorante. Dite basta soprattutto a voi stesse, smettetela di tirarvi indietro per paura di non essere all’altezza, basta soprassedere a violenze e ingiustizie, non permettete che vi si tarpino le ali, anzi volate alto. Lilli Gruber lancia un vero e proprio invito all’azione, affermando:

«Il momento di cambiare è ora. Le tre “V” maschili, volgarità, violenza, visibilità, risultato di una virilità impotente e aggressiva, devono essere sostituite da empatia, diplomazia, pazienza. Non è più tollerabile che così tanti Paesi importanti nel mondo, dagli Usa al Brasile, siano in mano a un’internazionale di bifolchi misogini che fanno danni non solo alle donne, ma a tutti. Per me era anche urgente che le donne capissero che dobbiamo svegliarci, perché sia sul fronte degli equilibri di genere che ambientale, mancano cinque minuti a mezzanotte, come dicono i tedeschi. I maschi al potere stanno lasciando un mondo a pezzi: debito pubblico, tasse, disoccupazione, fuga dei talenti, mancanza di servizi, disuguaglianze, scuole e ponti che crollano, il territorio che si disgrega. La battaglia per il potere alle donne va di pari passo con la battaglia per la sopravvivenza del pianeta”.

Un messaggio forte che dimostra come la veemenza e l’unicità di Lilli Gruber stia proprio nel fatto che non ha mai avuto paura di parlare chiaramente, di fare nomi e cognomi delle persone prese in causa. A tal proposito si prende la responsabilità (o forse sarebbe meglio dire il diritto) di citare uno ad uno gli uomini che, attraverso la loro “politica del testosterone”, hanno contribuito alla rovina del mondo: Putin, Trump Xi Jinping, Bolsonaro, Erdoğan sono solo alcuni tra i tanti uomini che hanno favorito il diffondersi di un clima di assoluta prepotenza e arroganza, minando le istituzioni democratiche e favorendo il diffondersi del populismo.

Alla luce della situazione attuale non ci si può ancora ritenere soddisfatti, potremo dire di aver sotterrato le disuguaglianze di genere quando avremo raggiunto obiettivi fondamentali tra cui l’equal pay, un 50% di donne nei consigli di amministrazione, nei parlamenti, nei governi e molto altro ancora.

Ormai sappiamo di cosa abbiamo bisogno. Ciò che serve al mondo è un giovane modello da seguire come Greta Thunberg, di una donna come Milena Bartolini che possa per professione allenare degli uomini a competere nello sport italiano maschilista per eccellenza, abbiamo bisogno di politiche di carattere e autorevoli come Christine Lagarde o Nancy Pelosi. Infine, aggiungerei che a questo mondo abbiamo bisogno anche di più donne come Lilli Gruber: preparate, sicure, coraggiose e perché no, anche un po’ sfacciate.