Future Manager Italy Insights
Author: Future Manager Research Center
Il business di oggi richiede sia nuovo know-how che, soprattutto, nuove competenze. Grazie alla sua capacità e alla sua efficienza, una risorsa di talento porta all’interno dell’azienda un vero valore aggiunto. Se è vero che il business di oggi ha bisogno di talento per crescere, innovare e durare nel tempo, è altrettanto vero che anche le persone di talento hanno delle esigenze che l’azienda deve conoscere e coltivare se desidera mantenere queste preziose risorse e non vederle andare dal suo concorrente diretto. La gestione ottimale del talento conferisce all’azienda un duplice vantaggio; infatti, quando vi lasciate sfuggire un talento c’è una grande possibilità che sia il proprio il vostro competitor a raccogliere quello che avete seminato. Proprio per questo perdere un talento potrebbe significare dare una risorsa al tuo avversario.
Analizzare le ragioni di questa fuga di capitale umano e porre in essere i provvedimenti necessari per la sua riduzione è diventata una delle principali linee di riflessione per numerose direzioni aziendali. La prima criticità è rappresentata dal fatto che una persona di talento in azienda non è individuabile con facilità e rapidità, dal momento che l’esercizio dei suoi talenti non è sempre visibile a chi si occupa della loro gestione.
Solitamente il vero talento aziendale apporta una concreta creazione di valore aggiunto alla sua mission, e spesso sono le persone in diretta interazione con essa che possono rilevarla e misurare la portata di tale contributo. Ma affinché i talenti si esprimano pienamente devono essere accolti in un ecosistema favorevole. Le caratteristiche e le qualità specifiche che fanno di un dipendente una risorsa insostituibile sono quelle che gli consentono di portare a termine la missione oltre le aspettative, non solo in termini di superamento degli obiettivi, ma soprattutto in termini di “come” raggiungerli.
Quali sono allora le cause che spingono una risorsa di qualità a lasciare l’azienda? Uno studio pubblicato dall’IMF Business School di Madrid mostra alcune delle informazioni che sono state rivelate da candidati che hanno abbandonato il loro impiego. I giovani talenti si lamentano di aziende che mancano di coerenza tra offerta e contratto, si avvalgono di politiche di bassa responsabilità sociale d’impresa, non dimostrano flessibilità ed hanno un livello di comunicazione interna lacunoso o, talvolta, inesistente.
Molte aziende inoltre si vedono sfumare davanti agli occhi l’opportunità di acquisire un talento nel loro team sin dal processo di selezione. Nonostante la tecnologia adottata nel reclutamento delle risorse umane riesca a semplificare sempre più i processi, ci sono ancora aziende che per decidere quale sia il candidato ideale, impiegano tempi “giurassici”. Ovviamente allo stesso modo in cui è importante non allungare eccessivamente i processi di selezione, è anche importante non essere precipitosi.
Questa guerra di talenti è strettamente correlata all’efficienza che un’azienda ha nel reclutarli e soprattutto nel trattenerli: è tempo di trasformare in realtà i concetti di fiducia, orgoglio, piacere e professionalità nel lavoro quotidiano. È anche tempo di guardare e condividere con i dipendenti le decisioni, affinché ogni attore possa diventare un vero e proprio contributore al successo collettivo, grazie allo spazio dedicato all’espressione dei propri talenti.